martedì 2 febbraio 2010

LA RISERVATEZZA TUTTA ITALIANA

DISATTESA LA NORMATIVA EUROPEA IN MATERIA DI VITA PRIVATA E COMUNICAZIONI ELETTRONICHE
la Commissione europea ha avviato in data 28.01.2010 un procedimento giudiziario nei confronti dell 'Italia per mancata osservanza delle norme europee in materia di vita privata e comunicazioni elettroniche (ePrivacy Direttiva 2002/58/CE.).
Le aziende per commercializzare i propri prodotti o servizi erano obbligate alla scelta della logica dell'opt-in (tecnica commerciale che prevede il necessario preventivo consenso prima dell'invio di qualsiasi messaggio promozionale non sollecitato), consentita oggi in via generale dall'art. 130 del Codice della privacy.
E' accaduto, invece, che il Governo recependo tale normativa con il D.L. 135/2009 (convertitocon modificazioni nella Legge 166/2009 all'art 20 bis), ha previsto l'istituzione entro il maggio del 2010 di un registro nazionale unico e pubblico (registro pubblico delle opposizioni), in cui vi si possa iscrivere chi non acconsente a ricevere informazioni commerciali, anche mediante mezzo telefonico secondo la logica dell'opt out. L'inserimento dovrà essere rinnovato ogni 24 mesi. La violazione da parte dell'azienda comporterà l'applicazione di una sanzione da € 3.000,00 a € 6.000,00 Un sistema analogo è attivo sia in Francia che in Germania, mentre negli Usa è stato adottato un sistema analogo denominato National do not call registry ( https://telemarketing.donotcall.gov/ ) in cui vengono inseriti i numeri degli utenti che richiedono tale forma di tutela dal telemarketing divenuto una vera piaga anche oltreoceano.
Per la Commissione "non solo l'Italia non ha recepito nel proprio ordinamento interno le disposizioni previste dalla direttiva sulla ePrivacy, ma anche che le autorità italiane hanno prorogato la possibilità di usare banche dati contenenti dati personali di cui non è stato consentito l'utilizzo".
In Italia sono state costituite banche dati per le televendite ricavate da elenchi pubblici di abbonati senza che gli interessati abbiano acconsentito esplicitamente all 'uso di queste informazioni. L'uso di queste banche dati era autorizzato fino al 31 dicembre 2009 dalla legge italiana n.14 del 27 febbraio 2009 ed è stato prorogato di ulteriori sei mesi. Stando alle informazioni in possesso della Commissione, gli interessati non sono stati informati né del trasferimento dei loro dati da elenchi telefonici a banche dati costituite a fini commerciali, né hanno acconsentito all'inserimento dei loro dati personali in tali database.
Il Governo Italiano ha tempo sino al 30 Marzo per rispondere alla lettera di costituzione in mora (la prima fase del procedimento di infrazione) che la Commissione ha deciso di inviare oggi. In assenza di risposta o se le osservazioni presentate dall'Italia non saranno soddisfacenti, la Commissione potrà d.ecidere di formulare un parere motivato (seconda fase di un procedimento d'infrazione). Se nemmeno in questo caso l'Italia dovesse ottemperare agli obblighi che le incombono in virtù del diritto dell'Unione europea, la Commissione potrà adire la Corte di giustizia.

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